Mentre gli Israeliani sono impegnati nelle loro manifestazioni di protesta piantando tende in tutto il paese, nel quartiere di Silwan, a Gerusalemme est, la vita sotto occupazione va avanti come al solito, lontano dall’attenzione dell’opinione pubblica israeliana e internazionale.
In un filmato scioccante, girato da una telecamera di sorveglianza lo scorso 22 luglio e postato su YouTube, si vedono alcuni ragazzini palestinesi che, mentre stavano giocando a calcio per strada, all’improvviso vengono afferrati e portati via da soldati israeliani mascherati scesi da un veicolo sotto copertura.
Di cosa erano sospettati? Perché sono stati portati via? Ed è così che si amministra la “giustizia” da parte di un paese civile, posto che la parola “giustizia” abbia un senso se riferita ad uno stato-canaglia che mantiene una pluridecennale occupazione militare dei territori palestinesi feroce e spietata?
Non si è lontani dal vero se si presume che quei poveri ragazzi siano sospettati di aver tirato pietre all’indirizzo degli occupanti israeliani, posto che – nel periodo compreso tra novembre 2009 e dicembre 2010 – solo a Gerusalemme est sono stati 1.267 i casi penali aperti dalla polizia israeliana nei confronti di Palestinesi minori di 18 anni per il reato di lancio di pietre.
E quando non vengono rapiti in mezzo alla strada, ai ragazzini palestinesi può capitare di essere svegliati alle 4 della mattina da una torma di soldati israeliani armati di tutto punto che fanno irruzione in camera da letto, come è successo ad Ahmed Siyam, 12enne di Silwan.
“Papà, papà, aiutami! Non lasciare che mi portino via!” ha avuto appena il tempo di gridare il povero Ahmed, prima di essere portato via dai soldati israeliani, bendato e ammanettato. Si, perché anche ragazzini di 12 o 13 anni, poco più che bambini, in violazione di ogni norma e convenzione che riguarda i minori, vengono sistematicamente ammanettati, bendati, presi a spintoni, schiaffeggiati, presi a calci, interrogati senza la presenza dei genitori o di un legale, costretti a firmare “confessioni” scritte in lingua ebraica.
Un paese che amministra in questo modo la “giustizia”, che si accanisce contro i più piccoli e gli indifesi, che compie arresti illegali e pratica abusi sistematici e maltrattamenti contro gli arrestati, anche se bambini, non è degno di essere definito civile, ed anzi dovrebbe essere messo al bando ed isolato dalla comunità internazionale.
Si spera solo che la diffusione di questo ed altri video simili serva a far aprire gli occhi sulla realtà di un’occupazione non più tollerabile, e sull’infamia di un esercito di vili criminali, rapitori di bambini.
Vittorio Caroselli