Il dolore derivante dalla morte di una persona cara è forse una delle più intense esperienze che viene affrontata durante la propria vita.
Esso penetra in profondità la persona, ne tocca le più intime emozioni e spesso fa sentire totalmente spiazzati. Il senso di vuoto psichico ed emotivo può determinare un profondo stato di confusione, tale da far sì che la persona si trovi senza più punti di riferimento. L'elaborazione del dolore è un complesso processo psicologico di distacco dalla persona cara che passa necessariamente attraverso il dolore del lutto, perché non si può amare
qualcuno e perderlo senza sentirsi soli e deprivati del suo affetto, della sua presenza o senza diventare vulnerabili e provare dolore. Il lutto viene vissuto ed elaborato in tempi e modi molto personali e differenti: non esiste una maniera corretta in assoluto ed anche quando si parla di bambini è importante riconoscere che, a differenza di quanto si vorrebbe, non è possibile proteggerli né dal loro dolore né da quello che prova la loro famiglia ed è quindi necessario accompagnarli in questo delicato processo.
Innanzitutto è importante sapere come cambia il concetto di morte nell'infanzia, perché è essenziale che il bambino possa comprendere e fare sue le spiegazioni di quanto è successo.
Per un bambino di 3-4 anni la morte è qualcosa di non definitivo, perché esso ancora ignora la contrapposizione esistente tra vivo e morto, mentre è dai 6-7 anni che si viene a rafforzare il concetto di morte come qualcosa di universale (succede a tutti) ed irreversibile (non si torna in vita).
Qualsiasi sia l'età del bambino però, ciò che più conta nel percorso di elaborazione del lutto è che gli vengano date informazioni chiare sulla morte, informazioni che non travisino o nascondano quanto accaduto e non creino quindi la falsa illusione di una guarigione o un ritorno improvviso della persona cara.
Un buon clima familiare e la capacità "di chi è rimasto" di occuparsi dei bambini in modo affettuoso ed amorevole come base emotiva sicura per poter esprimere in libertà il proprio dolore.
E' allora utile parlare di quello che i bambini provano e sentono, dare un nome alle emozioni, aiutarli a costruire un atteggiamento di accettazione della propria fragilità e sofferenza, così da coltivare anche l'empatia, cioé la capacità mettersi nei panni dell'altro e riconoscere ciò che prova.
L'adulto come contenitore capace di tollerare il dolore e la frustrazione dei bambini e dare loro le rassicurazioni di cui hanno bisogno all'interno di un atteggiamento di ascolto reciproco, dove condividere insieme quanto ciò che è successo sia per tutti duro, complicato, doloroso e possa anche fare arrabbiare.
Può essere davvero importante costruire dei momenti in cui ricordare la persona cara che non c'é più, incoraggiare i bambini ad unirsi al lutto familiare e condividire insieme la propria sofferenza perché il lutto, quindi il senso di perdita e di discontinuità rispetto al prima, è un'esperienza che caratterizza la vita di ognuno di noi non solo nel momento i cui si deve dire addio ad un persona cara e rappresenta perciò una delle più grandi e faticose esperienze di crescita.
Il dolore per la perdita subita continuerà sempre ad accompagnare le persone, ma con il tempo cambierà forma ed intensità ed aumenterà la consapevolezza della propria capacità di affrontare la sofferenza. Ricordare momenti piacevoli e sorridere al pensiero di chi non c'é più sarà sempre più facile e bello ed allora sarà chiaro come vulnerabilità, disperazione e paura convivono in ciascuno di noi a fianco del coraggio e della determinazione a vivere, rendendoci uomini e donne migliori.
Dott.ssa Rossella Benedicenti
Psicologa-Sessuologa