McKinsey illustra il "salto bloccato" dalla scuola al lavoro per le nuove generazioni.
In Italia solo un neoassunto su 10 non ha ancora compiuto i 30 anni. Ormai è la regola, ma in un paese sano, con una sana economia, è chiaro che non dovrebbe essere così e il nostro paese si conferma in Europa quello con la più bassa rilevanza di lavoratori under 30 sui contratti di assunzione: poco più di 1 su 10. Nel Regno Unito e in Germania la proporzione è più del doppio, con un rapporto che varia tra 2,6 su 10 a 3 su 10.
È non è una questione di curriculum, perché secondo una statistica effettuata da McKinsey su dati Eurostat, gli under 30 hanno una possibilità di essere inattivi di 3,5 volte maggiore a quelle dei colleghi più adulti. Il confronto, poi, tra i paesi europei crea un divario quasi insormontabile: il tasso medio di disoccupazione registrato tra 1992 e 2013, oscilla tra il 2,3 in Gran Bretagna, il 2,2 in Francia e solo dell'1,2 in Germania. Nelle provincie italiane, se il tasso di disoccupati tra i 30 o i 40 anni viaggia su standard più o meno positivi, la fascia tra 15 e 29 anni cresce fino al 24,4%.