Rimane integra la mia diffidenza verso i sondaggi, ma ne siamo stati sommersi.
La processione dei sondaggi è iniziata con Berlusconi, che interrogava i sondaggi per qualunque decisione dovesse prendere come capo del governo, il suo scopo era quello di legiferare secondo i desideri che emergevano nei sondaggi, senza alcuna progettazione, ma solo l’interesse di rendersi gradito, con una serie di provvedimenti lontani dalla statura di uno statista che sa assumere decisioni importanti anche se impopolari. L’ansia della popolarità lo ha condotto alla rovina politica e non solo, perché il suo destino è segnato anche sul piano imprenditoriale.
Esibiva i suoi sondaggi come un successo personale e li riteneva una condizione irreversibile.
Ora i sondaggi gli ritornano addosso come un boomerang, indirizzato direttamente al centro della fronte.
Quelli che seguono sono i sondaggi dell’istituto Ixè di Weber e resi noti oggi, 4 aprile, dal talk show politico tv, Agorà di Rai 3.
Pur ribadendo la mia diffidenza quelli che seguono risultebbero assai vicini alle ipotesi realistiche, anche perché Datamedia della Ghisleri, azienda sondaggista di proprietà del pregiudicato, malgrado i taroccamenti con i quali ha elaborato i suoi sondaggi, ora non può fare a meno di accostarsi agli altri, pur riservando per FI un trattamento di chiaro favore, come se le percentuali dei sondaggi potessero tramutarsi in consensi.
Ora FI ha varcato la soglia psicologica del 20%, scendendo al 16,9% delle intenzioni di voto, dopo M5S al 25,5%, e PD al 32,8%; gli altri non hanno molta importanza numerica, anche se i loro voti andranno a cumularsi con quelli del partito maggiore, pur non guadagnando nessun parlamentare.
Ma anche in questi sondaggi c’è qualcosa che non va, per esempio la mancanza delle decisioni estemporanee, quando emerge la paura che si verifichi il disastro già incombente. Considerando parecchie variabili, la percentuale di FI in eventuali elezioni politiche non andrà oltre il 10/12 %, con una sfilza di trombature eccellenti, dalle quali si salveranno solo le “dame” che hanno dialogato con Berlusconi da una posizione orizzontale, quindi i fedelissimi, ma possibilmente quelli con minore capacità di ragionamento critico, perché il pregiudicato non vorrà mai sentirsi dire che con i suoi reati ha trascinato l’intero partito alla scomparsa.
Dipenderà dalla campagna elettorale e dalla forza di comunicazione del PD, che potrebbe da solo raggiungere il traguardo del 37 %, per ottenere il premio di governabilità. Il compito della campagna elettorale sarà quello che dimostrare che c’è una via di salvezza, ma si tratta dell’ultima spiaggia o di una occasione da non perdere.
Berlusconi compirà il suo ultimo gesto fatale appellandosi al pietismo del perseguitato, insulterà la magistratura, accuserà Napolitano di avere ordito colpi di Stato a gogò, quindi accuserà la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione di essere dichiaratamente “comunisti”, esibirà se stesso come il solo in grado di virare la rotta; tutto ciò segnerà la sua fine, perché gran parte dei suoi elettori hanno capito di aver avuto fiducia in un pregiudicato senza scrupoli, che per i suoi interessi passerebbe sul cadavere dell’intera nazione. Ci sarà un solo slogan che dovrà imperversare: BISOGNA FERMARLO A TUTTI I COSTI.
- Il Partito Democratico è stimato al 32,8%, in crescita di un significativo 1,1%.
- Il Movimento 5 Stelle cresce quasi in egual misura (+0,9%) e raggiunge gli antichi fasti delle scorse elezioni Politiche, facendo registrare il 25,5% dei consensi.
- Forza Italia continua nel suo inesorabile trend negativo, da un già deludente 18,4%, scende fino al 16,9%.
- Per la Lega Nord un calo netto dello 0,7% che lo fa precipitare al 4,8%.
- Il Nuovo Centrodestra è al 4,0%, un dato quasi invariato.
- Fratelli d'Italia-An crescono dello 0,3% arrivando al 3,6%.
- Quasi stabile Sinistra e Libertà con il 2,9%.