Quando Mario Balotelli ha inzuccato, con il suo testone, la palla in fondo al sacco decretando così la vittoria degli azzurri per 2 a 1 sulla nazionale inglese, immagino che l'urlo dei tifosi italiani, si sia levato all'unisono, nell'ormai classica riunione in famiglia, al bar, in pizzeria, nelle piazze, davanti ad enormi schermi tecnologicamente avanzati.
Siamo a cavallo tra il 14 ed il 15 giugno . Si perché la partita è cominciato a mezzanotte, quando il nuovo giorno prendeva il sopravvento sul vecchio. L'Italia, come avviene ogni 4 anni, si ritrova unita ed i vaffa , le contumelie politiche; le continue diatribe culturali, economiche e sociali vengono messi , per un mese circa, nel dimenticatoio. E' il miracolo dei mondiali di calcio che per i più attempati tra noi significano Pozzo, Valcareggi, Bearzot, Vicini, Zoff. Quella era la piccola Italia che , con ambizioni "colonialistiche", incarnava il calcio fatto di tecnica, velocità, contropiedi, catenaccio, caratteristiche che spesso hanno fatto piangere i nostri avversari.
E' l'evoluzione dei tempi, quella alla quale stiamo assistendo, un'evoluzione ben rappresentata da Mario Balotelli che tutto ci ricorda tranne l'idea che ci siamo fatti del calciatore tipico italiano: Burnich, Facchetti, Albertosi, Mazzola, Rivera, Rossi, Collovati, Baggio, Del Piero, Totti.
E' la globalizzazione, per non dire l'auspicata condivisione dei valori e degli obiettivi che porta oggi, un uomo di colore, ad essere "icona" del calcio italiano, consacrazione che avviene proprio con l'Inghilterra nazione già abituata ad accogliere nelle sue braccia diverse identità culturali.
Ripuntando i riflettori e la nostra attenzione sulla cronaca della partita, quella che riempe il taccuino del cronista di episodi, umori e sentimenti , durante l'estrema lotta tra 22 leoni in campo, mi è sembrato di vedere un'Italia che finalmente riesce a polarizzare attorno al suo allenatore ed ai suoi tifosi un misto di tecnica e di prestanza fisica, elementi entrambi necessari in un campionato del mondo vincente. E fin qui va dato merito a mister Prandelli per essere riuscito a creare questo gruppo all'apparenza coeso. Vedere Antonio Cassano seguire la partita dalla panchina, come fosse uno scolaretto da 10 e lode sul grembiule, penso sia un buon viatico ed un buon auspicio. Soprattutto per chi conosce i picchi di rabbia che hanno connotato la carriera del fantasista barese. E poi il record di passaggi giusti all'interno di una partita stabilito dagli azzurrini, la dice lunga sulle abilità tecniche e sulla visione di gioco dei nostri.
E' troppo presto per esultare in quanto la vittoria sui sudditi di sua maestà, seppur importante rappresenta il primo passo di quello che mi auguro possa essere un lungo cammino.
L'Italia s'é desta, spero non solo calcisticamente e per l'ennesima volta. Gli Italiani sono di nuovo pronti per esultare tutti sotto lo stesso vessillo.
Ho sempre sostenuto che la passione per il calcio spesso distrae le persone dai reali problemi; oggi ottimisticamente spero possa rappresentare il fulcro iniziale di una grande rivincita come nazione incastonata nel progetto universale della globalizzazione.
Antonino Schiera