Volendo cogliere la differenza obiettivabile fra l'operato dell'attuale Presidente del Consiglio e quello dei suoi egualmente nominati predecessori, ne consegue una risposta a dir poco preoccupante.
Il primo di questo trio di nominati, è stato Mario Monti, dimostratosi nei fatti il più devoto servitore del potere finanziario e della Germania. Una persona come lui, non poteva comportarsi diversamente da come ha tristemente fatto, soprattutto in considerazione dei suoi trascorsi quale consulente delle potenti banche americane, oltre che della bieca “troika”. Il suo compito è stato tanto semplice quanto devastante: prostrare l'Italia ai piedi degli interessi della finanza. A quanto pare, riuscendoci egregiamente.
A succedergli, è stato poi chiamato Enrico Letta: una ectoplasmatica presenza volta esclusivamente a consolidare lo sciagurato saccheggio già avviato nei confronti dell'Italia.
Attualmente, è la volta di Matteo Renzi: un sindaco inclìne a parlare a vanvera. Una sola parola costui riesce tuttavia a reiterare come un mantra: riforme. Curandosi però di non riformare nulla in concreto. Costui ha persino provato a fare il duro con la Merkel, pretendendo di coniugare l'austerità con la competitività. Un po' come voler mettere insieme il diavolo con l'acqua santa. Intanto, seguita a trastullare i sempre più numerosi creduloni con la cosiddetta riforma del Senato. Quasi fosse questa la vera priorità nazionale!
Sembra incredibile, eppure questo indocile parolaio finge di poter fare i conti senza l'oste: infatti, non sembra tener conto del fatto che, per poter riformare la Costituzione, occorra il voto dei 2/3 del Parlamento, oppure la maggioranza semplice confermata da un successivo referendum. Per cui, la domanda da porsi, è: ma costui, dove andrà a prendere il voto dei 2/3 del Parlamento? Avendo addirittura contro una consistente frangia del suo stesso partito?
Questo per non parlare dell'”Italicum”, lapalissianamente anticostituzionale come il “Porcellum”. Il che è sintomatico della invalsa incostituzionalità delle odierne istituzioni. Solo che nessuno intenda ammetterlo. Ne deriva pertanto che la sola soluzione a questo clima di palese incostituzionalità, potrebbe venire dall'autoscioglimento di un Parlamento a dir poco “sui generis”, in maniera tale da poter ridare automatica valenza alla legge proporzionale, priva della truffa del premio di maggioranza. Così si tornerebbe finalmente a riavere una normale elezione, la quale ci libererebbe senz'altro della nefasta efficienza dell'attuale nominato pifferaio fiorentino. Altrimenti, finiremo nel Paese dei Balocchi. Nel quale, val la pena ricordarlo, Pinocchio fu tramutato in un somaro. Con l'aggravante, nella contingenza, di non poter neppure beneficiare dell'intervento della Fata Turchina!