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lea garofalo

Milano, 19 dicembre - La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione, presieduta da Maria Cristina Siotto, ha respinto i ricorsi presentati da Carlo Cosco, Vito Cosco, Massimo Sabatino e Rosario Curcio, i quattro uomini attualmente in carcere per aver ucciso Lea Garofalo.

Con quest'ultima sentenza la Cassazione mette la parola fine ad una vicenda terribile, facendo diventare definitiva la sentenza, emessa il 29 maggio 2013 dalla Corte di assise di appello di Milano, con la quale i quattro imputati sono stati condannati all'ergastolo

Carmine Venturino, un altro uomo che ha partecipato al delitto, è stato invece condannato a 25 anni perché ha collaborato con gli inquirenti rivelando dove fossero i resti della vittima.

Lea Garofalo è nata nel 1974 in provincia di Crotone. Nel 2002  è stata sottoposta ad un programma di protezione a seguito della sua collaborazione con la magistratura e della sua testimonianza sulle attività di spaccio dei fratelli Cosco, uno dei quali, Carlo, era il suo compagno. Da Cosco la Garofalo aveva avuto anche una figlia, Denise.

Lea Garofalo è stata uccisa a Milano il 24 novembre 2009 per mano del suo compagno, Carlo Cosco, e di altre quattro persone; la sua colpa è stata quella di aver tradito il patto che legava la sua famiglia all'Ndrangheta diventando collaboratrice di giustizia e rivelando agli inquirenti informazioni fondamentali per la cattura e l'arresto di alcuni mafiosi.

Il marito, prima di ucciderla, l'ha sottoposta a violente sevizie; dopo ha bruciato il suo corpo, i cui resti sono stati ritrovati in un tombino situato nei pressi di Monza grazie alla testimonianza di Venturino, l'ex fidanzato della figlia.

Denise, la figlia della Garofalo, si è costituita parte civile al processo, e attualmente dedica la sua vita anche alla lotta contro la criminalità organizzata.

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