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steve kerr nba
Il fascino dell’NBA ha da sempre catturato l’attenzione di migliaia di appassionati in Italia. Anche quest’anno sono stati tantissimi i temerari che hanno deciso di restare incollati alla tv, a notte fonda, per guardare le finali tra Warriors e Cavaliers.

Abbiamo assistito ad un duello a lungo equilibrato, ma alla fine ad uscire vincitrice dalla battaglia è stata la franchigia che da troppi anni veniva sbeffeggiata da tutti per la scarsa concretezza nei momenti importanti. E’ dunque la rivincita di Golden State che ritrova una vittoria a distanza di quarant’anni dall’ultima volta ed il sapore del successo è qualcosa di sensazionale quando arriva dopo così tanto tempo di digiuno.

Quando si incorona il vincitore tra i fans della NBA partono le discussioni su quale possa essere stato l’uomo che ha spostato l’equilibrio. LeBron James, il numero uno in assoluto in questo momento nel panorama cestistico mondiale ha provato a dire la sua ma i numerosi infortuni che hanno colpito la sua squadra non gli hanno facilitato affatto il lavoro. Il suo ritorno a Cleveland dopo la parentesi di Miami è già da incorniciare, ma siamo certi che il prossimo anno proverà di nuovo ad agguantare l’anello. Può accontentarsi, per il momento, di essere stato inserito dal sito NBA face OFF nella lista dei giocatori di tutti i tempi del torneo statunitense e magari se sarà votato dagli utenti, diventare il G.O.A.T generale della NBA.

Nei Warriors al termine della regular season Stephen Curry ha ricevuto l’MVP, ma forse chi più di tutti merita di essere menzionato non è un giocatore, bensì il coach Steve Kerr. Al suo primo anno su una panchina della NBA ha raggiunto subito l’apice. Il suo lavoro con i Warriors è stato da applausi, ha plasmato la squadra a sua immagine e somiglianza cercando di risolvere i problemi che Golden State aveva evidenziato negli anni precedenti e sfruttando le potenzialità dei suoi uomini. Tralasciando gli Splash Brothers, che si sono presi le luci della ribalta, ha fatto un lavoro eccezionale scoprendo nuovi protagonisti come Green e Barnes, e attuando delle mosse tattiche determinanti nelle Finals. Un esempio? La scelta di Iguodala per tenere a bada LeBron. Scelta azzeccatissima se poi si considera che Iggy ha poi ricevuto meritatamente il premio di MVP per le finals 2015.

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