Nella sua quasi totalità, la classe politica italiana ha definitivamente smarrito il senso della decenza. Deliberatamente, essa genera confusione fra la gente, come ha fatto di recente affermando che anche gli italiani siano stati migranti; anzi, per meglio specificare, emigranti. Costoro, in flagrante ipocrisia, si premurano di non precisare che quelle dinamiche migratorie appartenevano a contesti geopolitici profondamente diversi da quelli attuali e che si rivolgevano verso ampi spazi geografici. Non solo: ma quando gli emigranti italiani approdavano in America o in Australia, tanto per rimanere a due soli esempi, venivano trattenuti in quarantena, e qualora non fossero risultati in regola con le premesse necessarie per l'ingresso in quegli Stati, ma anche qualora avessero presentato problemi di salute, venivano immediatamente rimpatriati.
Invece, con le odierne ondate migratorie, avviene l'esattocontrario, poiché tale dinamica muove da ampi spazi geograficiverso anguste aree ospitanti come quella italiana. La quale è peraltro mortificata da un elevatissimo tasso di disoccupazione edi sottoccupazione. Nel frattempo, quell'autentico ectoplasmachiamato Europa, ha di fatto chiuso le sue frontiere ai migranti, lasciando la patata bollente nelle mani dello sgovernoitaliano: vale a dire del solito Pulcinella corrotto da un pugno dieuro. Questo già desolante contesto socioantropologico, viene ulteriormente aggravato, rendendo ancor più drammatica la situazione, dal fatto che, stando ad attendibili stime demografiche, nel 2050 gli africani costituiranno un quarto della popolazione del pianeta.
Per cui, anziché impostare surrettizie campagne propagandistiche finalizzate al conseguimento di facili ritorni economici mostrando bambini africani denutriti, quasi non fosse unanimemente risaputo che quella loro penosa situazione dipenda dalle forsennate speculazioni occidentali miranti a depredarli delle loro ricchezze naturali, sarebbe più giusto e onesto, da parte di chi volesse aiutarli concretamente, avviare una serie di iniziative tendenti a contenere l'esplosione demografica di quei popoli affinché cessino di proliferare indiscriminatamente e inizino a prendersi seriamente cura dei loro problemi sociali e ambientali. Naturalmente, tale fenomenologia si riconduce anche al fatto che, quasi tutti i governi di quegli Stati siano abusivamente rappresentati dai fantocci di turno individuati dagli speculatori occidentali per poter fare tranquillamente i propri comodi, come ha del resto ben evidenziato la vicenda relativa al petrolio nigeriano (#).
Quanto alla pretesa integrazione degli italiani con quelle genti, è sufficiente rilevare come essa non sia stata possibile fra gli abitanti delle diverse regioni italiane per capire come ci si possa illudere che essa avvenga con gli stranieri. In Italia, le profonde differenze culturali e sociali esistenti tra il nord, il centro e il sud non sono state finora cancellate. Non a caso, D'Azeglio rimarcava: “Fatta l'Italia, ora bisogna fare gli italiani”. Quegli stessi italiani che finora non sono stati fatti. Infatti, il processo di unificazione italiana è rimasto fermo al 1861. Le diverse popolazioni sono ben lungi dall'essersi integrate. Neppure sotto il profilo antropologico. Per cui, risulta difficile capire come si possa pretendere di integrare altri popoli in un unico e coerente corpo sociale. Chi lo crede, è in palese malafede.
Fra le diverse regioni italiane sussistono fondamentali differenze linguistiche, conosciute come dialetti, sedimentatisi nel tempo come idiomi, i quali sono fra loro assolutamente incomprensibili. A complicare ulteriormente la situazione, gioca il fatto che la stessa lingua italiana, o quel che ancora ne residui, sia seriamente contaminata soprattutto da quella aberrante fenomenologia destrutturante nota come “Internet”, attraverso la quale parecchi autentici somari si improvvisino giornalisti e scrittori, nonostante le loro macroscopiche sgrammaticature e una penosa asintassi.
Un così preoccupante degrado socioculturale, non poteva non coinvolgere anche la scuola, nella quale è sempre più predominante la presenza degli stranieri, i quali non soltanto non sanno leggere e scrivere la lingua italiana, ma ritardano anche l'apprendimento degli altri.
Abbiamo raggiunto un livello di degrado socioculturale tale per cui chiunque si gingilla con il telefonino, lasciando commenti agli articoli dei giornali con interventi testimonianti la loro assoluta incapacità di costruire un periodo che non risulti approssimato e incomprensibile. Dimenticando che laddove manchi la sovranità linguistica non ci sia la sovranità nazionale: una identità, la nostra, ormai saccheggiata da invasioni affondanti le loro radici fuori dall'Italia e dall'Europa. Siamo scaduti al meticciato linguistico!
Come accennato dianzi, gli italiani sono la risultante di una cattiva simbiosi di diverse etnie. Etnie tutte diverse fra loro. Soprattutto culturalmente. Figuriamoci perciò se possa essere possibile una integrazione con genti che seguiteranno comunque a sentire altrove le proprie riza!
Risulta pertanto evidente come una situazione di croniche tensioni sociali torni utile soltanto agli intrallazzatori della finanza internazionale e ai massoni per mantenere i propri sudditi in una cronica situazione di conflitto e di fibrillazione: il mai tramontato “Divide et impera” che gli assicura di eternarsi il potere. Tutto questo, però, sfocerà prima o poi in stridenti conflitti sociali, dei quali cominciano già a scorgersi i primi segnali.
“Abitiamo questo paese non avendone scacciato altri, né avendolo trovato deserto, né essendoci riuniti qui come un miscuglio di razze, ma così nobile e pura è la nostra origine che occupiamo senza interruzione la terra da cui fummo generati, in quanto siamo autoctoni e possiamo chiamare la nostra città con gli stessi nomi che diamo ai più stretti congiunti”.
( Isocrate, Panegirico, 24)
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