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"Non ho mai ideato, non ho mai avuto la consapevolezza di aver architettato la grande truffa ai danni dei risparmiatori". Callisto Tanzi ex patron ParmalatQuesta, in sintesi, è stata l'auto apologia spontanea resa in aula a Milano da Calisto Tanzi: accusato di aggiotaggio.
Ex patron di Parmalat, appare in aula come un uomo tormentato dalle ombre tetre della sua coscienza.
Il suo volto stanco e di colpo invecchiato ci ricorda Dorian Grey alle prese con la sua stessa invocata maledizione. Collassato sotto la sua tentacolare ambizione e le sue tante contraddizioni.

Un lungo pathos narrato dai tanti solchi che riempiono il suo viso, quasi riesce ad intenerire, quasi ci fa dimenticare cosa ha fatto.
In aula ammette daver finanziato partiti e uomini politici, dalla destra alla sinistra; quasi una demoniaca sinergia.
In aula nessuno cita alcune sue intercettazioni pubblicate a stralci, e questa è una tattica mediatica, dove dice d'esser stato più e più volte costretto ed obbligato a finanziare tali loschi personaggi.
Tutto resta in superficie sapendo da bravi speleologi che in certe grotte è meglio non addentrarsi.

Breve cronistoria.

De Mita capita per caso da Tanzi.
Qualcuno gli aveva detto che da Tanzi avrebbe avuto i fondi per la sua DC; è così che Tanzi si avvicina alla sua fine, partendo proprio dalla DC.
Nel 1984 la Parmalat apre uno stabilimento a Nusco; un business che si rivelò un fallimento.
Nusco, paese natale del segretario democristiano, la fabbrica si trovava a 5 minuti dalla villa bunker di De Mita e a 40 chilometri di strade disagevoli dall’autostrada piu’ vicina .
Poi Tanzi s'inerpica, guidato da “ amici fidati “ in fabbriche per la lavorazione di alluminio che emettono veleni, impianti per lo smaltimento di rifiuti tossici e depuratori di ogni tipo... Perché un’azienda alimentare fosse stata autorizzata a finire lì, in barba a ogni cautela sanitaria, è un mistero. Perche un uomo semplice come Tanzi avrebbe dovuto inventarsi tale business?
Quale nesso con la sua Parmalat?
Forse per compiacere certi nuovi amici.
Accecato dall'idea d'esser entrato in certi salotti, la voglia d'esser amico di certa gente, l'ambizione, i soldi incredibilmente triplicati.

La Corte dei Conti in una relazione del 2000 sui contributi dello Stato alle industrie per il post terremoto in Irpinia ha rivelato che Tanzi per aprire lo stabilimento a Nusco presentò la domanda 9 mesi dopo la scadenza dei termini.
Eppure i contributi furono erogati e anche di più, eppure si scoprirono, molto tempo dopo, rifiuti tossici sversati nei dintorni dell'area dello stabilimento.
Avrebbero potuto fermare Tanzi e prevenire il crac Parmalat già da allora; tuttavia nessuno mosse dito.

Gennaro Imbriano durante una intervista su Rai 3
:

E’ stata credo, da quello che ricordo, l’unica azienda in cui si è verificata questa anomalia. Quella appunto di un riconoscimento di fondi maggiore della richiesta stessa. Si tratta di una decina di miliardi, una decina di miliardi, mi sembra 11 miliardi, questo è stato. -

Continua a raccontare, Gennaro Imbriano:

- A realizzare gli impianti fu il costruttore Michele De Mita, segretario della locale sezione DC nonché fratello di Ciriaco. Perché sorprendersi allora se, nell’ ‘86, l’Avellino calcio, alla disperata ricerca di denaro, trovò un contratto di sponsorizzazione proprio con il gruppo di Collecchio a marchio Santal -
E Nel 1991 fu la Bonatti, l’impresa di costruzioni di cui Tanzi è stato azionista a salvare la squadra dal fallimento.
E anche quando Tanzi decide negli anni ‘90 di investire nel turismo il ruolo dell’ ex Presidente del Consiglio De Mita non è secondario.
Tanzi, perso nei suoi nuovi affari e amici travisa la realtà al punto di diventare egli stesso suo carnefice.
Da spettatore e marionetta a protagonista di loschi affari.
Nasce in lui l'idea, lungimirante, di produrre latte a lunga conservazione ma, all'epoca in Italia mancava una legge che gli desse l'autorizzazione: immancabilmente usa i suoi nuovi amici politici ottenendo la legge ad hoc.
La legge che detta le regole per la commercializzazione del latte a lunga conservazione arriva nell’89. In calce la firma del Presidente del Consiglio: Ciriaco De Mita.

In questo modo Tanzi si da al turismo; per ripagare De Mita del favore appena ricevuto.
Diciamo che De Mita si è sentito un po’ in credito. In un momento in cui un ottantina di agenzie di viaggi che erano sotto la sua, chiamiamola giurisdizione, o per motivi politici o per motivi di rapporti personali, ecc, rischiavano l’insolvenza; chiede a Tanzi di intervenire.
Tanzi acquista queste società salvandole dal dissesto ma perdendo tantissimi soldi.

Anche perche Tanzi paga tali società 40 volte più del loro valore e verranno soprattutto impiegate per spedire le famiglie e le segretarie e gli amici dei politici in vacanza.
Funzionari di banche, magistrati, tutti gli appartanti della potente lobby che succhia il sangue agli italiani.
Le tasche di Tanzi straripano e quelle della Parmalat si alleggeriscono.

Non possiamo dire se a questo punto Tanzi intuisce d'esser sotto ricatto, fatto sta che continua a comprare quel che gli viene indicato, come la Margherita Yogurt, una acquisizione semi-politica, forse di Cossiga.
Poi c’e’ la società Cipro Sicilia che c’aveva 150 miliardi di debiti.
Una società che valse miliardi di perdite al gruppo Tanzi.
Poi ci sono stati degli acquisti in Costarica dove aveva comprato uno stabilimento osceno consigliato dalla moglie di Dini.
I politici nominati che emergono anche dagli interrogatori negano di aver fatto pressioni.
Nessuno, durante le tante indagini o testimonianze dichiara d'aver mai avuto con Tanzi rapporti se non d'amicizia.
Mi chiedo se il reato di falsa testimonianza valga ancora qualcosa nelle nostre aule e per i nostri giudici!
Pene miti, e spesso le leggi vengono adattate alle circostanze.

Come quel decreto, nascosto tra il testo salva Alitalia; a salvare imprenditori proprio come Tanzi e Geronzi e company.

Guarda caso.
In vista dei nuovi processi.
E l'inchiesta Unipol?
D'alema con l'immunità parlamentare, le intercettazioni resi sterili da leggi ad personam.
Quando basterebbe farne uno di processo, una inchiesta: poiche tutte queste scalate, questi crack sono opera della stessa mano, con lo stesso movente e mandante!
Tanzi, nei verbali dichiara di aver dato soldi dagli anni ‘60 al 2003 alle seguenti persone:
Forlani,
Colombo,
Pomicino,
Fabbri,
Signorile,
Mannino,
Fracanzani.
Speroni,
Stefani,
D’Alema,
Dini, Fini,
De Mita,
Tabacci,
Sansa,
Scalfaro,
Bersani,
Lusetti,
Gargani,che però hanno negato.
Quindi Casini,
Prodi,
Bottiglione,
Castagnetti,
Segni,
che ammettono di aver ricevuto finanziamenti sotto i 5 mila euro pertanto non è prevista nessuna dichiarazione.
Insomma tutto fatto secondo norma, a loro dire.

Dovrebbe esser penalmente perseguibile chi offende con tanta abnegazione l'Italia e gli italiani!
Non sotto processo soltanto Tanzi ma tutti questi illustri personaggi che continuano nelle scalate, negli intrighi, nel riunirsi nel segreto!
E quanti di questi illustri uomini continuano a lavorare per lo Stato?
La procura di Parma che ha aperto tanti filoni d’indagine questa vicenda l’ha invece archiviata, perché pur essendo stata dimostrata l’uscita di denaro, i politici che hanno incassato hanno detto:

Noi pensavamo che questi soldi provenissero dalle tasche di Tanzi e non sapevamo che invece arrivavano da fondi neri della Parmalat”.

Soldi che vanno e vengono tra conferme e smentite: l'unico testimone che avrebbe potuto finalmente far luce muore misteriosamente in un incidente stradale.
Tramontata la stella della democrazia cristiana, l’approccio di Tanzi diventa ecumenico. Nel ‘96 appoggia la campagna elettorale di Prodi e nel 2001 finanzia invece con un contributo di 430 milioni di lire regolarmente registrato Berlusconi.
Secondo i verbali però fa anche qualcosa in più.

Tanzi durante un interrogatorio:

Quando è stata fondata Forza Italia, sono stato chiamato da Berlusconi e l’ho incontrato ad Arcore. Mi chiese se il mio gruppo poteva aiutarlo sia da un punto di vista finanziario che organizzativo. Insieme concordammo di utilizzare il canale della pubblicità per finanziare occultamente il nuovo partito.
In sostanza trasferimmo quote di pubblicità Rai a Pubblitalia.
Si tendeva a privilegiare magari Mediaset piuttosto che Rai in certi momenti.”

Questo significa anche, Pubblitalia, Dell’Utri, per capirci...
Tanzi aveva concordato con Berlusconi che le tariffe degli spot non godessero di particolari sconti.
Queste informazioni emergono da interrogatori fatti all'ex amministratore Parmalat e da alcune intercettazioni che, in una aula italiana perdono di valore e quindi di efficacia col risultato di una beffa perpetua.
Un’azienda come Parmalat avrebbe potuto godere di particolari sconti, quantificati da Tanzi in circa il 5%.
Una quota che sarebbe servita per finanziare Forza Italia attraverso Pubblitalia.
Su questo lavorava la procura di Milano.
Più si avvicina il crac e piu gli spostamenti degli spot si fanno consistenti.
Senza contare che gli spot a Mediaset costavano piu di quelli della Rai.
Ma se i soldi dei mancati sconti servivano a finanziare Forza Italia lo avrebbero dovuto scoprire i magistrati: ecco perche è grave il reato legato ai conflitti di interesse.

Colui che stipulò gli accordi tra Parmalat e Pubblitalia è Genesio Fornari: altro testimone importantissimo ma deceduto.
E per catturare la benevolenza del potente di turno, Tanzi aveva partecipato nel ‘96 all’aumento di capitale di Nomisma, il centro studi fondato da Prodi.
Ma davvero Tanzi elargiva denaro per compiacere il potente di turno?
Oppure oramai altri gestivano e gli ordinavano il da farsi?
Parmalat è diventata una grande azienda grazie alle capacità di Tanzi: cosa gli sarebbe poi capitato per determinare la sua fine?
E perche finanziare di tutto, dal turismo ai giornali, ad aziende collassate, ai partiti, alle televisioni ?
Tanzi ha finanziato tutti e di tutto senza eccezione alcuna a confermare che nelle alte sfere non esistono uomini mossi da ideologie ma da interessi comuni.

Da una intervista all'ex manager di Parmalat:
- .. io ricordo che mi stupii quando Tanzi mi disse di voler finanziare il Manifesto. Gli chiesi il perche e lui rispose che andava fatto.
Anche il Foglio di Ferrara.-

Tanzi spiega il finanziamento al Foglio:

“Geronzi mi chiese di entrare nella compagine sociale del “Foglio”
, io gli dissi che non ero interessato ad entrare nel giornale e allora concordai con lui un finanziamento che io stesso erogai “brevi manu” a Giuliano Ferrara nel corso di un incontro avvenuto a Roma proprio nell’ufficio di Geronzi.
La somma doveva aggirarsi fra i 500 milioni ed il miliardo di lire”.

Quando il procuratore generale di Bologna chiese a Ferrara di rendere una deposizione questo ultimo rispose che non aveva nulla da dire.
Ferrara che si eleva all'ennesimo potenza e s'infiamma sulle tematiche sociali sparando anatemi morali nelle sue finte battaglie ideologiche.


Estratto di verbale:
- Pietro Tanzi lavorava al 99,9% per la segreteria, poi succedeva che una volta ogni tre mesi doveva preparare una bustarella da dare a “X”, la prendeva e la dava. Gorrieri pure lavorava al 99% Parmalat e Banca del Monte, poi c’era da dare una bustarella all’assessore, al politico, non so a chi... la dava! L’unica persona che si occupava di rapporti con i politici a tempo pieno era il Piccini, quello si. Di soldi ne uscivano tanti in contanti eh!
Oltre 12 milioni e mezzo di euro, usciti fondi usciti destinati all’acquisto di valori bollati, da conti a San Marino e da quelli coperti dalla voce sponsorizzazione. Ma oltre a questi sono finiti in mani sconosciute 1 miliardo e 100 milioni di euro transitati attraverso la finanziaria uruguaiana Wishaw Trading.


Dal Procuratore Generale di Bologna:
- Da un lato vi è la prova documentale delle uscite del denaro dalle casse della Parmalat. Dall’altra però non è stato possibile ricostruire tutti i passaggi fino ai percettori finali. Per una ragione che risulta dal provvedimento da me redatto: che la Parmalat si è servita di un ufficiale pagatore che è deceduto.

Piccini si è portato nella tomba i segreti delle uscite Parmalat.
Sergio Piccini dirigente della Parmatour muore nel 2000 in un incidente stradale.
Tanzi lo sostituisce con un concessionario di automobili, Romano Bernardoni e lo indica come nuovo ufficiale pagatore.
Il nome di Bernardoni spunta anche nella vicenda del fresco blu.
Alla fine del 2001 la Parmalat inonda l’Italia con una raffica di spot sul latte microfiltrato, una tecnica di produzione, un procedimento di lavorazione che all’epoca possiede soltanto lei in uno stabilimento tedesco. Il latte essendo microfiltrato e pastorizzato porta la data di scadenza a 8 giorni, ma la parola “fresco” scatena la protesta degli altri produttori di latte che invece devono scrivere una data di scadenza a 4 giorni.
Sta di fatto che la vendita viene bloccata e l’ispettorato antifrode del Ministero multa la Parmalat. Bisognerebbe cambiare la normativa sul latte fresco e adeguarla a quella europea, ma Tanzi preferisce la via all’italiana e incarica Romano Bernardoni di agganciare Alemanno.

Alemanno:

- Devo fare una premessa, io da questa vicenda sono stato prosciolto con una sentenza di 9 mesi fa.
Bernardoni mi disse che conosceva Tanzi e che riteneva che fosse possibile fare un confronto, un incontro, per risolvere questa controversia.

( Il 28 dicembre del 2002 il Ministro dell’Agricoltura Alemanno parte con moglie e figlio per una vacanza a Dongwe, paradiso terrestre nell’isola di Zanzibar, in un villaggio della Parmatour. Torna senza pagare il conto piuttosto salato di 14 mila e 253 euro. )

I Dicembre del 2002, in coincidenza la Commissione Interministeriale ha dato il via libera alla vicenda “Latte Fresco Blu”.

Ma i Tanzi felici per il buon esito della controversia Fresco Blu, finanziano attraverso la Bonatti la rivista Area del Ministro Alemanno, con un contratto pubblicitario di 85 mila euro.
Quello che ha stupito di più gli osservatori internazionali è che una grande multinazionale come la Parmalat, avesse un management che non era mai cambiato negli ultimi 20 anni e che pur essendo una multinazionale presente nei 5 continenti, i manager fossero tutti nati a Parma, Collecchio, Sala Baganza e così via, di origine ed estrazione provinciale.
Ecco, forse questo è un segnale importante perché un management così ristretto, mai cambiato e di origine quasi familistica, vuol dire che ci sono segreti, segreti che non si devono comunicare a terzi.
Non è più l'azienda del latte ma un pianeta che ruota attorno la cupola massonica.
A custodire tutto ciò l’avvocato Gian Paolo Zini, a New York.
Era lui il punto di riferimento di tutte le grandi operazioni internazionali della Parmalat.
Una specie di prestigiatore che aveva creato una rete di scatole cinesi off shore con sede ai Caraibi, alle Cayman e nel Delaware .
Questa rete è servita per anni a nascondere debiti che se scoperti avrebbero decretato la fine del gruppo di Collecchio.
Per Tanzi fermarsi adesso è impossibile.
Zini, proprio per stare in contatto con i piu’ grandi banchieri internazionali della Chase Manatthan, della Citigroup, e soprattutto di Bank of America, aveva aperto uno studio a New York in Park Avenue.



Un ex collaboratore di Zini durante una intervista:

- Zini era un pupazzo. Non era un... Lui prendeva ordini.
Da Tonna e da Geronzi.
Nei giorni del crac in questi uffici durante la notte vengono distrutte migliaia di pagine di documenti che si sospetta riguardassero gli accordi con le grandi banche americane.
Il caso Parmalat era seguito solo da Zini. Nessuno sapeva nulla di nulla.
Ho visto portare giù dei sacchetti neri... dei sacchetti neri.



La domanda iniziale di molti era: ma come faceva la Parmalat ad accedere a tanti finanziamenti?
Per poter accedere ai finanziamenti si faceva vedere che la Parmalat godeva di ottima salute aumentando il fatturato, ma con le fatture false però.
Infatti ad un certo punto Parmalat vende talmente tanto latte a Cuba da impressionare il mondo. E questo latte viene venduto con dei contratti che in realtà sono finti, falsi.
Tonna prendeva vere fatture, cambiava nomi e cognomi e cifre e importi, per poi riscriverla!
E le fatture anche se false però devono in qualche modo essere incassate, e come si fa?


Tonna dice:

“l’azienda perde. Per coprire le perdite fattura, s’inventa, un fatturato. Questo fatturato diventa un credito, il credito deve essere incassato dove metto tutti i soldi, tutto finto eh!
Decidiamo di metterli su un conto corrente finto. Allora Tonna dice a Bocchi: “Vedi tu se sei capace di farlo. Lo facciamo con la Bank of America” e Bocchi si mette a fare il falsario. Scannerizza il logo della banca, cioè riesce a fare un modello sufficientemente realistico.”


Nasce così il piu’ clamoroso falso di Collecchio.
Il conto corrente della società Bonlat con sede alle Cayman, presso la Bank of America di New York dove figurano circa 3,9 miliardi di euro inesistenti.
Nonostante questo Bank of America e le altre banche hanno continuato a prestare centinaia di milioni di euro.
Nessuno si chiedeva il perché, pur dichiarando quasi 4 miliardi in contanti Parmalat continuava a chiedere soldi alle banche pagando tassi salatissimi. Neppure i revisori se lo son chiesto. La risposta di Tonna ai magistrati è semplice. Furono proprio Lorenzo Penca e Maurizio Bianchi, presidente e partner della società di revisione Grant Thornton a suggerire la costituzione della Bonlat già nel 1999.

7/03/2006 – Tribunale di Milano: dichiarazione di Tanzi.

“Parmalat non ha infatti mai avuto reali problemi di accesso al credito. Erano gli istituti di credito stessi e le banche d’affari quasi ad inseguirla, ad assicurare al gruppo tutto il denaro che occorreva, malgrado i bilanci non fossero il massimo della trasparenza e malgrado si facesse ricorso continuo al credito, pur affermando di possedere liquidità consistente.”


All’esplodere del crac, quando si diffonde la notizia che i bilanci della Parmalat sono falsi, le banche si dichiarano vittime della truffa, frodate come gli altri creditori.




27/01/2004 – Senato: Fazio:

Le banche io non so, sono state indotte in grave errore, ma qui moltissimi sono stati indotti in gravi errori, anche la Deutsche Bank insomma, io vedo qui, insomma, qui c’è un caso molto grave... insomma io non so se voi lo sapevate... se voi lo sapevate, forse avreste dovuto dirlo... io non lo sapevo... insomma anche se cominciavano ad arrivare dubbi ma mi dicono... anzi, Lei mi pare che avesse capito...
La Morgan Stanley, L’Ubs, L’Unicredito che ha collocato, la Morgan Stanley, la Morgan Stanley, L’ Akros, questa è italiana, la Credit Suisse Boston, vado avanti... e qui evidentemente non erano solo le banche italiane che non hanno capito è tutto un sistema bancario. Mi sembra che purtroppo, ahimè, così come non avevamo capito, nessuno di noi, se qualcuno afferma di sapere se sapesse da tempo, mi domando, qualcuno che afferma che sapeva da tempo di questo perché non ha fatto riferimento ai giudici o alla Consob.

L’ex Governatore della Banca d’Italia forse non sapeva che qualcuno in realtà c’aveva provato.
Il ragioniere Valla. Nel ‘95, a seguito di un’interrogazione parlamentare nella quale si chiede di fare chiarezza sui prestiti concessi a Tanzi dalla Cassa di Risparmio di Parma per 650 miliardi e quella del Monte per 90 miliardi di lire, la procura apre un’inchiesta e incarica lo studio Valla di dare un’occhiata ai conti.
Analizza i bilanci degli anni ‘93, ‘94, ‘95, di circa 180 società di Tanzi: l’indebitamento è elevatissimo.
La Parmalat, insomma, vive sul finanziamento di banche compiacenti... anche quando alcuni funzionari indicavano cautela.
E’ lo stesso Tanzi, come dichiara ai magistrati, a chiedere a Goria e De Mita di porre a capo della cassa di risparmio di Parma Luciano Silingardi, ex sindaco della Parmalat SpA.
Così come Tanzi interviene sulla nomina di Gorreri a Capo della Banca del Monte dopo aver parlato con Craxi.
Storie di una piccola provincia, dove tutti si conoscono e tutti si frequentano.
Poi quando salta fuori il buco si scoprono anche i rapporti troppo stretti fra il procuratore capo Panebianco e qualche sostituto con il gruppo Parmalat e le banche amiche di Tanzi.
Quindi è facile capire perché per anni nessuno ha approfondito. Da una parte la procura amica, (Panebianco ha lasciato e 2 magistrati sono stati trasferiti dal CSM), dall’altra la lunga lista di politici, che all’occorrenza la parola buona la mettevano. E poi le banche, più prestiti fanno più interessi e commissioni incassano. Quelle stesse banche che hanno emesso bond fino all’ultimo e che hanno sempre detto di essere all’oscuro di come andavano realmente le cose, il commissario Bondi ha fatto causa e se dovesse vincerla dovranno tirare fuori un bel po’ di soldi.

“IL SOLE 24 ORE”

Per esempio Deutsche Bank tra proventi, recuperi, conseguiti al momento del default e recuperi in seguito alle operazioni di concordato speciale, ha incassato 217 milioni di euro contro un credito originario di 154 milioni di euro e quindi il recupero complessivo è stato nell’ordine del 140% del credito originario.

Unicredit aveva un credito da 171 milioni di euro, ha incassato 212 milioni, il 124% in piu’. Capitalia 123% in piu’, questo secondo dati diffusi dal commissario Bondi.

A partire dal 1996 le banche internazionali hanno emesso obbligazioni per 10 miliardi di euro sulle quali hanno incassato commissioni favolose. E qualcuna anche qualcosa di piu’ delle commissioni, per esempio l’ Ubs quando sottoscrive un bond di 420 milioni di dollari.



“IL SOLE 24 ORE”

Un esempio per tutti potrebbe essere quello del famoso Bond Tot, che fu sottoscritto dall’Ubs, un Bond di 420 milioni di dollari ma alla Parmalat andarono soltanto 110 milioni di dollari. Il resto fu utilizzato dalla Parmalat per sottoscrivere un altro Bond che era stato emesso dal banco Totta delle isole Cayman, il cui capitale in caso di default della Parmalat, non sarebbe stato incassato dalla Parmalat ma poi come effettivamente avvenne, fu incassato dall’Ubs.

Il risultato è che formalmente la Parmalat incassa 420 milioni di dollari, in realtà nelle sue casse ne finiscono solo 110. La differenza, ben 290 milioni, sono finiti nelle tasche della banca svizzera come assicurazione contro l’insolvenza del gruppo di Collecchio. Tanzi in sostanza è come se avesse scommesso e perso sul rischio del suo fallimento. Ma aveva bisogno disperato di soldi per continuare la sua politica frenetica di acquisizioni.
La Citigroup, rassicura i propri clienti invitandoli a comprare azioni della parmalat fino all’8 dicembre del 2003, cioè a pochi giorni dal crac, speculazione
Che la Parmalat fosse una gallina dalle uova d’oro le banche lo sapevano bene. Negli appunti di Luca Sala, manager di Bank of America, scritti nell’agenda del ‘93, si evidenzia che la società di revisione non è indipendente, che il gruppo di Collecchio ha bisogno di finanziamenti, ma soprattutto che è una macchina per far soldi! Sapevano già tutto nel ‘93.
Tanzi, secondo un suo stretto collaboratore, aveva un rapporto di sudditanza nei confronti di Geronzi. Lo ammirava e lo temeva. Ed è proprio Geronzi che chiedeva le maggiori acquisizioni a Tanzi.
Parmalat era inserita in un sistema che si autoalimentava e si autoproteggeva, almeno fino a quando qualcuno si mette di traverso. Nel 2002 Tanzi ha bisogno di 50 milioni di euro per le casse del turismo e li chiede all’ amico di sempre, Geronzi, ovvero Banca di Roma di cui Tanzi è consigliere di amministrazione.
Chi doveva erogare il prestito era la sua controllata: l’istituto Medio Credito Centrale.
Amministratore delegato: Matteo Arpe che però si oppone, perché Parmatour è decotta, ma il prestito viene erogato ugualmente, sotto la regia di Cesare Geronzi ma non alla Parmatour, alla Parmalat, solo che questo prestito nello stesso giorno transita dal conto Parmalat al conto Parmatour.
Contestualmente avviene un’altra operazione: cioè Tanzi mentre chiede il prestito compra una società piena di debiti. Secondo i magistrati sarebbe stata un’imposizione di Geronzi. Ovvero io i 50 milioni te li dò, ma tu mi liberi da un bidone.
Tanzi avrebbe dovuto comprare a Messina l’azienda di acqua minerali Ciappazzi, un marchio storico per la Sicilia, finito in mano all’imprenditore romano Giuseppe Ciarrapico, re delle acque minerali e delle cliniche romane. Un re senza vestiti però, le cui casse erano disastrate. E molti debiti erano proprio con la Banca di Geronzi.

Bene, quando Parmalat crolla tutti si meravigliano, molti fanno finta perché in realtà già dalla fine degli anni 80 i debiti con le banche ammontano a centinaia di miliardi di lire e c’è Odeon Tv, che oggi ci manda in onda Gelli, che succhia un sacco di soldi quindi il rischio di andare a gambe all’aria è alle porte.
Tanzi ha molti amici nella P2: e per chi sa cosa “ era “ e cosa “ faceva ” la P2 non avrà problema nel collegare e comprendere.
Per evitare il fallimento bisognerebbe andare in borsa. Prima però ci sono i conti da sistemare. Come hanno fatto?
Per quotarsi in borsa occorrevano soldi e anche tanti per poter aggiustare i conti: almeno 120 miliardi di lire.
Questo prestito da chi viene erogato?
Una serie di istituti e il capofila di questi istituti era fondamentalmente il Monte Paschi di Siena versa il denaro.
Una parte di quel prestito arriva dall’Icle, un’ istituto di credito, che per statuto non avrebbe potuto prestare i soldi alla Parmalat visto che erano destinati ai lavoratori residenti all’estero e in modeste entità.
Nel verbale del consiglio di amministrazione si legge che il presidente e alcuni dei sindaci revisori erano assolutamente contrari al finanziamento perché c’erano dei punti oscuri all’interno dei bilanci e perché secondo loro la Parmalat non sarebbe mai stata in grado di restituire i soldi prestati. Alla fine però il prestito viene concesso ugualmente.

Quindi qualcuno ha fatto pressioni e chi?

Ma per compiere l’ultimo passo prima della quotazione in borsa Tanzi avrebbe dovuto liberarsi di Odeon Tv, che aveva debiti per 160 miliardi di lire. Una macchia nera nei bilanci della Parmalat, e per lavarla ci voleva una società estera, la Sasea, e un lavandaio della finanza, così è stato definito Florio Fiorini.
Fiorini è stato soprattutto l’ex direttore finanziario dell’Eni. Negli anni ottanta era lui che finanziava di nascosto i partiti. I cassieri chiamavano e lui versava nei conti protetti all’estero come quello di Larini per conto di Craxi. Stavolta però a chiamarlo è Bronzetti, il direttore dei Fidi del Monte dei Paschi di Siena.
Fiorini compra Odeon tv e fallisce poco dopo. Ma fece un gran favore a Tanzi che apparentemente risanato si quota e rastrella soldi dal mercato e chi avrebbe dovuto controllarne i bilanci a quel punto era la Consob. Perché non l’ha fatto?

La risposta di un ex dirigente dell’ufficio insaider della Consob è semplice.

“ Direi che sono quasi sicuro che non è mai stato guardato perché è una società grossa e quindi controllare i bilanci di una società grossa richiede moltissimo dispendio di energie. Bisogna anche guardare dei bilanci esteri con normative diverse”

Diciamo invece che qualcuno aveva dato ordine di non curiosare.

Dagli interrogatori di Tanzi:
- Verso la fine di novembre 2003, ho detto a Berlusconi che stavamo attraversando un momento molto brutto, che stavamo in piena bufera e che avevamo bisogno del suo intervento presso le banche e presso la Consob”.
Berlusconi dice:“ Per la Consob provo a vedere se possiamo fare qualcosa, per le banche non posso fare niente perché e’ tutto in mano alla sinistra!”

La Digos rintraccia due libanesi, sospettati di riciclaggio e legati ad ambienti terroristici a Collecchio. Incontrano un personaggio che viaggia su un auto intestata alla Parmalat. Un personaggio che ancora oggi non è stato possibile identificare. Come è un mistero l’apparizione di Antonio Manieri un finanziere pugliese, che si presenta pochi giorni prima del crac per salvare la Parmalat e mette sul piatto miliardi di euro che conserva all’estero.
Manieri si decise a far passare i soldi e farli depositare presso il San Paolo Imi a Torino.
Geronzi fa sapere a Tanzi che Manieri non sa chi sia. Sta di fatto che dopo lo stop di Banca Italia, il finanziere sparisce. E ancora oggi non è chiaro chi è Manieri e a che gioco giocassero i protagonisti di quella vicenda. Ma il mistero piu’ grande rimane il viaggio di Natale di Calisto Tanzi che pochi giorni prima di essere arrestato vola con la moglie a Madrid poi a Lisbona per pregare la madonna di Fatima e poi in Ecuador a Quito.
E’ stato solo un viaggio di vacanza ha sempre detto il cavaliere. Ma a Quito viene raggiunto dal Commercialista Corno, il cui nome nei primi interrogatori è stato tenuto nascosto e dal suo uomo di fiducia: un ex nazionale di rugby e manager della Bonatti: Ettore Giugovaz.

Ma chi è Ettore Giugovaz?
L’ ex giocatore di rugby è uno dei personaggi piu’ misteriosi di tutta la vicenda Parmalat. Tanzi ne aveva fatto una specie di ambasciatore presso istituzioni e lobby internazionali. Serve aprire le porte del mercato americano alla Parmalat?
Ci pensa Giugovaz, che contatta Robert Gray, uomo legato ai fratelli Bush.
La Parmalat viene accusata in Ecuador di diluire il latte con l’acqua? Ci pensa Giugovaz che interviene presso i deputati locali. E in Ecuador l’ex campione di rugby è una vera potenza. Ha contatti con il Ministero delle Finanze, e addirittura con il presidente della Repubblica Gutierrez.

E siamo arrivati alla fine della storia. Come abbiamo detto la Parmalat non è mai fallita perché è entrata nel decreto salva imprese quindi si sono salvati tanti posti di lavoro, Bondi l’ha risanata e oggi va bene. Agli obbligazionisti truffati, a parziale risarcimento del danno sono state date le azioni della nuova Parmalat, poca roba, ma nel frattempo però il valore è più che raddoppiato.

Tonna, il duro manager della Parmalat, lavora vicino Collecchio presso la Prisma, una società che produce porte per ascensori.

I figli di Tanzi continueranno a vivere nel lusso, tutto si sistemerà nel miglior dei modi.
La nostra giustizia nessuna vergogna ha!
Sa che sappiamo, ma la loro arroganza non conosce limiti.
Basterebbe questo testo, che in parte è un copia e incolla dei tanti verbali resi pubblici, per determinare una chiara e indubbia condanna nei confronti di tutti coloro, dagli uomini alle banche, che si son resi protagonisti di tale vicenda.

Chissà cosa accadrebbe se si controllassero i bilanci dell'Eni, e di chissà quante altre aziende e multinazionali...
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